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2023 - La Casa come un vestito
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Una conversazione con Antonietta Airoldi, di Anna-Lisa Galizia

Dal libro “La casa come un vestito (edizioni SCIAREDOtalks2)”

 

ALG: La produzione tessile di Georgette Tentori Klein è praticamente sconosciuta.

In una sua annotazione del 1921 mi è parso di ritrovare le tue parole: “Più economia nel lavoro. Abbandonare tutto ciò che è secondario. Niente ornamenti (...)”1.

Cosa ti colpisce nel lavoro tessile di Georgette, in particolare negli abiti? Vedi anche tu un legame tra le vostre creazioni?

 

AA: Vedo delle affinità, se così si può dire, nei ragionamenti. Me l'hai fatta scoprire tu, le eventuali coincidenze sono veramente casuali.

 

ALG: Mi piace pensare che le artiste come Georgette Tentori Klein siano all'origine della (ri)scoperta della tessitura a mano come espressione artistica nella Svizzera italiana, e che queste donne abbiano anche contribuito, inconsapevolmente, al fatto che, anche grazie all'esistenza di una sezione dedicata presso la Scuola cantonale di arti applicate (CSIA) di Lugano, la tessitura è tuttora praticata in questo territorio. Mi puoi raccontare come ti sei interessata alla tessitura?

 

AA: Nel 1978 la mia vita ha preso una svolta esistenziale. Stravolgendo ogni convenzione mi sono immersa in una ricerca profonda e interiore. Ho cercato un lavoro importante, che mi desse soddisfazione, passione e forza, alimentando una mia fondamentale crescita interiore. Sono sempre stata affascinata dal mondo creativo artistico. Dopo aver sperimentato ogni sorta di lavoro e scuola, la scelta è caduta sulla tessitura. Mi sono iscritta allo CSIA a Lugano dove ho potuto approfondire questo mestiere seguendo un apprendistato a tempo pieno. La tessitura ha origini preistoriche, da quando l'umanità capì la possibilità di filatura e intreccio. Le vesti assunsero un'importanza primaria e di difesa, sia per il corpo (pelli, vegetali, lana delle pecore); sia per lo spazio abitativo (intreccio di frasche foglie, ecc.). L'arte tessile, con la sua notevole evoluzione tecnica, si sviluppò più tardi come lo dimostrano i numerosi frammenti ritrovati di tessuti copti o i frammenti di arazzi tessuti a telaio verticale di altre civiltà. La possibilità di attualizzare nella contemporaneità questo mestiere mi ha da subito affascinata. Ho scoperto allora che la tessitura si confaceva al mio spirito creativo.

 

ALG: Mi colpisce del tuo lavoro la costante ricerca, avvenuta nel corso degli anni senza mai abbandonare il rigore espressivo iniziale e la ricerca di assoluto che contraddistingue il tuo lavoro.

 

AA: Nel 1984 ho inizio l'avventura che mi ha permesso di approfondire, studiare, progettare e consolidare i tanti miei pensieri sfociati in seguito nei vari progetti tessili.

La forma, la struttura, il colore: tre elementi che hanno sempre motivato e sostenuto con grande forza ogni idea da realizzare. Ogni progetto tessile esprime sempre la voglia e l'esigenza di ridurre la forma; anziché aggiungere, il mio desiderio è sempre stato quello di togliere ogni cosa superflua per ottenere l'essenziale

 

ALG: Durante le nostre conversazioni avvenute nel corso degli anni, mi hai spesso parlato dello sguardo particolare che rivolgi all'architettura

 

AA: L'architettura mi ha sempre interessata. Così nascono le proposte d'arredo con tessuti, arazzi, pannelli e tende. Ho realizzato tessuti destinati ad arredare: la casa con i suoi interni, ma anche un luogo pubblico e

uno yacht privato dove sognare. In seguito, partendo dall'architettura, lo sguardo e l'interesse volge verso

l'abbigliamento. Da subito vedo l'abito con una forte componente teatrale. Gli abiti nascono direttamente sul telaio e la loro confezione ignora dunque la fase del taglio. Ogni capo è accompagnato da una minuziosa ricerca scritta e disegnata. La dialettica tra staticità "dell'architettura" e la plasticità "del corpo vestito" mi ha condotta negli anni a sperimentare con convinzione sui due fronti: l'architettura come forma e struttura concettuale, il corpo come, casa, rifugio, capanna. I miei progetti sono concepiti e creati con tecniche tessili che attraverso le pieghe, la destrutturazione e l'intervento pittorico producono effetti di involucro. Tutto messo in atto per rendere: leggerezza, trasparenza o densità, opacità o lucentezza ecc.

 

ALG: Essenzialità nelle forme, ma anche nella scelta di materiali e colori.

 

AA: Ho prediletto filati di ogni genere: dal lino alla canapa, dalla seta alla lana, ma anche altri materiali più inusuali, come rame, plastica, carta, nylon, ecc. Queste materie creano tensioni e scontri che mi affascinano e che danno una dimensione teatrale e poco convenzionale all'opera tessile.

 

ALG: Senza riferirsi direttamente alla tessitura, Georgette Tentori Klein sperava che il suo lavoro potesse essere proseguito da altri. Come interpreti continuità e trasmissione, pensando in particolare alla tessitura?

 

AA: Dal 1984 al 1999 impegnata a tempo pieno nel mio atelier tessile cercando di costruire una mia linea di produzione, in contemporanea alle varie esposizioni personali e collettive ho gestito in società l’atelier AAA a Lugano, uno spazio espositivo volto a promuovere le arti applicate. Queste esperienze hanno certamente maturato la professionalità che mi ha permesso di operare come docente e capo sezione di Tessitura allo CSIA tra il 1999 e il 2016. Mi sono impegnata a trasmettere ai giovani varie tecniche, la progettazione di tessuti e le peculiarità delle numerose e differenti fibre nell'intento di dare un seguito al mio percorso e una continuità a questa professione.

 

1 AARDM, Diari, vol,1, anno 1921:“28/12: Mehr okonomie in der Arbeit. Alles nebensachliche fallen lassen. Keine Ornamente. (...).”

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